domenica, dicembre 20, 2009

IDEE

Brevettato un computer fatto con materiali che non inquinano.

In Arrivo il PC Biodegradabile

Un computer fatto solo di cellulosa e chip biodegradabili. E' stato soprannominato recycled-paper-laptop ed è un pc che rispetta l'ambiente. Il suo ideatore, Je Sung, Park, ha progettato infatti il laptop applicando i principi delle macchinette fotografiche usa e getta e dei cellulari.
Ha realizzato così un portatile che funziona grazie a componenti bio a ha una scocca di carta riciclata disposta a strati, ognuno dei quali può essere sostituito. Per ora è solo un progetto, ma presto sarà commercializzato. Un'alternativa green, ma adatta ovviamente solo a chi usa il notebook occasionalmente e non pretende prestazioni elevate.
(c.d.i)

lunedì, novembre 30, 2009

La speculazione minaccia i ruderi storici dell’Aquila
di Luca Del Fratutti (Unità online)

Non riesce a darsi pace. Armando Carideo guarda le foto del somiere dell’organo storico di Santa Maria di Collemaggio de L’Aquila ed è incredulo: «Si è imbarcato - spiega -, e così piegato non serve a niente, al massimo potranno metterlo in un museo». Il somiere è il cuore di uno strumento musicale antico e nobile come l’organo. «È rimasto sepolto per mesi sotto le macerie, spuntava dai calcinacci ma nessuno se n’era accorto. Appena mi hanno fatto entrare nella basilica l’ho subito riconosciuto, e in pochi giorni lo hanno tirato fuori». Ma oramai era agosto: «Non è possibile sapere in che condizione fosse ad aprile dopo il crollo, ma certo questo tipo di danni più che dall’urto sono dovuti all’abbandono e alle intemperie, pioggia, sole, umido, caldo... ». Dal 1990 Carideo ha diretto un progetto per il recupero degli organi storici abruzzesi, un ricchissimo patrimonio accumulato attraverso i secoli. Durato oltre15anni è statoun lavoro all’avanguardia per metodologie, precisione e risultati, preso a esempio da paesi come la Germania e gli Stati Uniti. Subito dopo il sisma che ha colpito l’Abruzzo il 6 aprile, Carideo si è offerto volontario per salvare quegli organi, che conosce uno a uno come fossero vecchi amici: ha scritto al Ministero, al commissario straordinario Bertolaso, alle sovrintendenze. Non gli hanno neppure risposto. E lui non riesce a darsi pace, mentre unpatrimonio organario tra i più ricchi d’Italia giace nell’incuria o rischia di essere danneggiato per sempre da interventi di mani inesperte. Come per gli organi, lo stesso vale per tutto il patrimonio artistico aquilano: i palazzi storici giacciono lì e in otto mesi non si è riusciti neppure a puntellarli tutti. Una situazione paradossale, ma sempre quando s’incrociano disorganizzazione, incuria, dilettantismo, sullo sfondo si profila l’ombra di una speculazione.

SOLO MANCANZA DI FONDI?
«Se arriva la neve li squaglia quei palazzi» si è lasciato sfuggire il sindaco de L’Aquila Massimo Cialente parlando del centro storico. E ha ragione: di fronte ai ritardi dal ministero dei Beni Culturali alzano le mani. Tutto dipende dal super commissario Bertolaso e dal suo vice Luciano Marchetti che si occupa dei beni culturali e che lamenta l’assenza di fondi e dice «devo lavorare a credito... ». Al contrario delle tante promesse, il governo di soldi ne ha stanziati pochini per la messa in sicurezza dei beni culturali: appena 20 milioni, ancora non a disposizione, ma che dovrebbero, forse, arrivare fino a 50. Non a caso sette ex ministri della Cultura - Buttiglione, Fisichella, Melandri, Paolucci, Ronchey, Urbani, Veltroni - hanno proposto al governo di istituire una tassa di scopo per la salvaguardia e il restauro dei beni abruzzesi. Resta però inspiegabile come mai una parte del patrimonio mobile - quadri, sculture, mobilio e via dicendo - sia ancora all’interno di edifici inagibili, alcuni non puntellati. La mancanza di fondi rischia di diventare una mezza verità, che nasconde unamezza bugia: «Il problema è completamente diverso – spiega Giuseppe Basile, storico dell’arte dell’Istituto nazionale del restauro oggi in pensione e tra i protagonisti del salvataggio e del restauro della Basilica di SanFrancesco ad Assisi, durato appena due anni - dopo il terremoto dell’Umbria e delle Marche, la competenza sui beni culturali delle zone colpite dal sisma venne affidata a Mario Serio, che era il direttore generale del ministero che si occupava di quei beni anche nella normalità. Per lui fu facile e immediato intervenire: sapeva chi chiamare, dove e come mandarlo. Oggi invece è tutto sotto gli auspici della protezione civile, che si comporta in modo militare e fa lavorare, anche come volontari, solo suoi affiliati o quelli di associazioni da lei riconosciute, come Legambiente e le Misericordie. Mi sono offerto come volontario, ho detto che mi sarei pagato l’assicurazione sulla vita per non essere di peso, ma alla fine ho capito che comunque non mi avrebbero chiamato».

LA DENUNCIA
I restauratori sono in agitazione a livello nazionale: per il terremoto dell’Umbria e delle Marche vennero mobilitati i migliori, stavolta il timore diffuso è che per gli organi musicali e per tutto il resto si facciano avanti, con spinte politiche, personaggi poco affidabili. Intanto ai danni del terremoto si stanno aggiungendo quelli dei volontari non specializzati e, colpevolmente, non seguiti da occhi esperti.Èquanto ha denunciato Gianfranco Cerasoli, funzionario del ministero e segretario generale della Uil alla riunione del Consiglio superiore per i beni e le attività culturali del 12 ottobre. «Il ministro Bondi - ha ricordato Cerasoli - ha voluto che si attrezzasse una struttura distaccata dell’Istituto Superiore del restauro presso Celano, che dovrà urgentemente intervenire non sugli effetti del terremoto, bensì su quelli dell’incuria di quantihanno e avevano responsabilità dei Beni culturali». Altro che solo mancanza di fondi, la questione è scottante, la disorganizzazione notevole, la sovrapposizione di enti esecutori all’ordine del giorno tra Comune e Vigili del fuoco. È il caso della Chiesa di Santa Maria di Paganica che, «mentre il quartiere è stato messo in sicurezza (...), è ancora scoperta e soggetta agli agenti atmosferici», come tutte le chiese del centro storico a eccezione di Collemaggio. E proprio le intense precipitazioni hanno procurato ulteriori danni a questi edifici storici, con i loro affreschi, mosaici e ornamentazioni.AOnna, città simbolo del sisma, l’organo della chiesa si era salvato appeso a l’unico muro restato in piedi e pericolante: smontato dai pompieri non è dato sapere dove sia finito. Gira oramai il motto: quello che non fece il terremoto, terminarono Bertolaso e compagnia. E dal primo gennaio per i Beni culturali sarà anche peggio, commissario diventerà il presidente della regione Abruzzo Giovanni Chiodi, affiancato nella ricostruzione dal Genio Civile, abituato a lavorare per viadotti e ponti con il cemento armato: una mano santa per gli antichi palazzi. Amen.

CUI PRODEST?
Tutto avviene in uno sconcertante silenzio, o meglio inunfragore di trionfanti proclami mediatici che non corrispondono a verità. La popolazione è stizzita perché ancora non è stato avviato il restauro degli edifici classificati «A», vale a dire poco danneggiati. Lecito chiedersi se dietro tanto caos non ci siano o stiano nascendo progetti diversi. E, di fronte all’immobilità dello Stato e all’inerzia della ricostruzione, molti cominciano a vendere le proprie abitazioni.A poco, naturalmente, spaventati che ai danni del terremoto si aggiunga il colpo di grazia di un ritardo che renderà gli edifici irrecuperabili. Giovedì 19 novembre, durante una puntata di Terra (Canale5), Toni Capuozzo parlò di un serio rischio di speculazione sul centro storico de L’Aquila. Il puzzle si chiarisce: parte attiva nella ricostruzione dell’Umbria dopo il terremoto, Marchetti quando lavorava al ministero autorizzò il progetto degli ascensori sul Vittoriano diRomadefinito uno scempio da molti esperti, e ora punta a restare in carica dopo il primo gennaio con il nuovo commissario Chiodi; a capo della Struttura tecnica di missione per sovrintendere la ricostruzione de L’Aquila è stato nominato Gaetano Fontana, inventore dei “piani di riqualificazione urbana”, dei “Prusst” e delle varianti urbanistiche in deroga ai piani regolatori e dal 2008 direttore generale dell’Associazione nazionale costruttori edili. Così mentre interi quartieri de L’Aquila sono lasciati a marcire nell’incuria, qualcuno sente già girare le betoniere del cemento armato...

30 novembre 2009

martedì, novembre 24, 2009

Nobel per la pace a Internet?
di Luca Landò (Unità)

E se il prossimo Nobel per la Pace lo vincesse Internet? La proposta, lanciata da Wired, rivista di culto dedicata ai nuovi mondi della rete, è rimbalzata ieri a Milano durante gli eventi legati al convegno Science for Peace organizzato dalla Fondazione Veronesi. E' stato proprio l'oncologo milanese a rilanciarla nel corso di un incontro al Piccolo Teatro Studio, ottenendo l'appoggio di Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003 per la sua attività a difesa dei diritti umani in Iran.

Ed è proprio dall'Iran e dai video della rivolta di Teheran che parte la richiesta di Internet for Peace. Come le immagini di Neda, la ragazza uccisa durante gli scontri della scorsa estate, il cui sguardo ripreso da un telefonino e rimbalzato sui computer di tutta la rete è diventato il simbolo drammatico della protesta. O come i video clandestini sulle perquisizioni notturne della polizia iraniana a caccia degli studenti ribelli. Per non parlare dei blog, capaci di rompere la censura, in Cina come a Cuba e ancora in Iran per portare la voce di chi si ostina a resistere e a sognare un mondo diverso.

“Internet può anche essere usata per favorire guerre e terrorismo, come dimostra l'opera di proselitismo dei talebani. Ma il passaparola della sollevazione a Teheran che ha viaggiato al ritmo di 220mila messaggi all'ora - ha detto Shirin Ebadi a Wired Italia – è stato troppo impetuoso per lasciare anche il minimo dubbio sul fatto che senza la rete, la stessa rivolta non sarebbe stata possibile. Non è un caso che ai primi processi contro i dimostranti, il procuratore generale abbia accusato Google, Facebook, e Twitter di complottare contro l'ordine costituito”.

L'appello per il Nobel a internet è stato raccolto da un gruppo bipartisan di deputati e senatori italiani, una sorta di bicamerale della rete dal nome evocativo di “Gruppo Interparlamentare 2.0”, con riferimento all'aspetto sempre più interattivo e sociale del “nuovo” Internet (2.0 appunto). L'appoggio politico all'iniziativa, annunciato ieri da Vincenzo Vita, servirà a dare peso alla proposta, soprattutto quando le delegazioni dei diversi Paesi dovranno recarsi a Oslo a sostenere la candidatura. Resta un quesito. Se nel 2010 il Nobel per la Pace dovesse davvero andare a Internet, chi andrà a ritirare il premio e pronunciare il discorso? Nel democratico mondo della rete nessuno ha più diritti degli altri. E questo, da solo, è già un ottimo motivo per sostenere la candidatura. Voi che ne pensate?

21 novembre 2009

lunedì, novembre 23, 2009

FISICA
LHC, l'acceleratore è ripartito
prime collisioni tra protoni
A quattordici mesi dallo stop, il laboratorio sotterraneo del Cern ha ripreso a funzionare. E con successo. Sempre a caccia della "particella di Dio"
di ELENA DUSI (Repubblica online)

PIU' FORTE di guasti, briciole di pane che si infilano nei circuiti elettrici, profezie che lo condannano a un eterno sabotaggio dal futuro, l'acceleratore di particelle del Cern ha ripreso a funzionare e oggi pomeriggio le prime collisioni fra i protoni sono avvenute all'interno del suo tunnel.

Neanche la denuncia alla Commissione per i diritti umani dell'Onu di un gruppo di cittadini preoccupati che le altissime energie dell'acceleratore possano causare un buco nero sulla terra è stata presa sul serio. Così oggi per la prima volta l'acceleratore Large Hadron Collider di Ginevra ha centrato il suo obiettivo, dopo che il 19 settembre del 2008, nove giorni dopo l'accensione, si era rotto a pochi passi dalla meta. E sugli schermi del Cern sono apparse le affascinanti fontane colorate con i frammenti degli scontri fra i protoni che schizzano in ogni direzione.

In uno di questi frammenti i fisici del Cern sperano di scoprire particelle subatomiche finora ignote, che ci spieghino di cosa è composta la materia a livello dell'infinitamente piccolo e quali caratteristiche avesse l'universo nelle prime frazioni di secondo dopo il Big Bang.

Per il momento l'energia immessa nell'acceleratore è ancora troppo bassa per consentire scoperte significative (0,9 teraelettronvolt sui 7 che la macchina può raggiungere). Ma già nelle prossime settimane Lhc verrà spinto verso limiti che finora nessun esperimento scientifico ha mai raggiunto. Il rivale del Cern, l'americano Tevatron, è in grado infatti di sfiorare appena i 2 teraelettronvolt e non è un caso che la stampa americana abbia accolto con una buona dose di acidità la notizia della ripresa dell'esperimento europeo ("Lhc è stato rattoppato, ma presto sarà costretto a fermarsi di nuovo", scriveva due giorni fa il New York Times).


Dopo quattordici mesi spesi in riparazioni e migliorie, in realtà oggi la notizia delle prime collisioni ha riempito di entusiasmo gli scienziati del Cern, inclusi i 600 italiani (15 per cento del totale) che lavorano all'esperimento. "Proprio cinque minuti fa abbiamo visto le prime collisioni nel rivelatore di Alice", racconta Paolo Giubellino, alla guida di uno dei quattro esperimenti di Lhc. "Non ce le aspettavamo così presto. I protoni sono estremamente piccoli e far collidere due fasci che viaggiano in direzione opposta è come mettere due cacciatori a distanza di un chilometro e chiedergli di far scontrare i loro pallini in aria a metà strada. Bisogna avere un'ottima mira".

Entusiasta anche Guido Tonelli, che dirige l'esperimento Cms: "All'inizio i due fasci circolavano, ma senza riuscire a scontrarsi. Li abbiamo guidati con i magneti, tenendone fermo uno e spostando piano piano l'altro fino a quando le prime collisioni non sono apparse sugli schermi dei computer. La manovra è avvenuta con grande facilità. In questi 14 mesi di stop tutti siamo migliorati, e la macchina ora è molto docile ai nostri comandi".

Fra i frammenti di materia misteriosi che Lhc spera di catturare nel suo tunnel sotterraneo di 27 chilometri, raffreddato a meno 271 gradi (il punto più freddo del cosmo), c'è il cosiddetto bosone di Higgs, soprannominato "la particella di Dio". Solo questa particella, teorizzata negli anni '60 e mai osservata, può spiegare come mai la materia è dotata di massa e riesce ad aggregarsi per formare stelle, pianeti ed esseri viventi.

(23 novembre 2009)

lunedì, novembre 16, 2009

Dal cinema nelle nostre case Il 2010 sarà l’anno del 3D
di Marco Ventimiglia


Per capire la differenza basta chiudere un’occhio: in un attimo le immagini diventano come quelle di una trasmissione tv, perdono cioè quella profondità che è poi l’essenza della visione tridimensionale. Un paragone che invecenon regge con il cinema, perché ormai da un anno nelle sale è tornato in gran spolvero il film in 3D, con lungometraggi animati di enorme successo come “L’Era Glaciale 3” e “Up”, il tutto a 50 anni di distanza dal primo esordio, e la successiva scomparsa, dei film in stereoscopia. Ma quanto accaduto negli ultimi mesi è solo un antipasto di quel che ci attende a partire dal 2010, l’anno nel quale il 3D si trasformerà in uno dei più grandi fenomeni dell’elettronica di consumo. La visione tridimensionale, infatti, nonsolo sbancherà icinema ma, novità assoluta, entrerà in molteplici forme nelle nostre case. Il big bang del 3D è in realtà ancor più vicino del nuovo anno. Il 18 dicembre uscirà in buona parte del mondo (purtroppo soltanto a gennaio in Italia per non far concorrenza ai cine-panettoni) l’ultima realizzazione di James Cameron, il regista di Titanic e Terminator.

“Avatar” si annuncia non solo come un grande film di fantascienza, ma soprattuttocomeil primo lungometraggio espressamente concepito e realizzato per la riproduzione tridimensionale. Il prevedibile successo planetario di Avatar, del quale sono stati già proiettati alcuni spezzoni dimostrativi con stupore degli spettatori, è destinato ad essere seguito qualche mese dopo dalla sua commercializzazione sul mercato dell’home cinema, insieme ad altri titoli di grande impatto, nel nuovo formato 3D del quale si stanno definendo gli ultimi dettagli in queste settimane. Il rapido arrivo della visione tridimensionale nelle nostre case, all’inizio con film e videogiochi,mapoi anche con la tv compresi gli avvenimenti in diretta, sarà innanzitutto frutto dell’individuazione della tecnologia più efficace per la riproduzione delle immagini stereoscopiche in ambito domestico. Tralasciando le spiegazioni su tutto ciò che avviene “a monte”, ovvero la realizzazione filmica (Cameron ha fatto realizzare delle apposite cineprese), televisiva o informatica del 3D, quel che ci interessa sono le modalità di funzionamento degli apparecchi destinati ad essere utilizzati dagli utenti. Diciamo subito che questa innovazione verrà proposta in costante abbinamento con l’Alta Definizione, vale a dire le immagini tridimensionali avranno la risoluzione di 1920x1080 punti comunemente definita “Full HD”. Il motivo è quello di non scendere a compromessi, abbinando alla stereoscopia la miglior qualità visiva disponibile. Il 3D casalingo, poi, necessiterà l’adozione di uno strumento ausiliario per essere visualizzato, gli occhialini, esattamente come al cinema. Si tratta di un modello particolare, più evoluto dei rudimentali occhialini con lenti di diverso colore degli Anni Cinquanta, che rendevano lo spettacolo tridimensionale innaturale ed affaticante dopo pochi minuti. I più moderni modelli LCD con lenti sincronizzate (Shutterglasses) permettono invece di inviare al cervello nel modo corretto le diverse informazioni catturate dall’occhio destro rispetto al sinistro, consentendo poi la combinazione delle immagini, con il relativo effetto di profondità, né più né meno di quanto avviene in natura.

Ma insieme agli occhialini, il cui costo si annuncia peraltro contenuto, per il 3D domestico occorrerà anche una nuova generazione di televisori/ proiettori e lettori Blu-ray (quelli capaci di leggere gli omonimi dischi in Alta Definizione). Questo perché nel caso della visualizzazione di materiale stereoscopico i fotogrammi raddoppiano, in quanto per ogni immagine esiste la “versione” da inviare all’occhio destro e quella destinata all’occhio sinistro. In termini fisici ciò comporta il passaggio dalla frequenza di 60 Hz per la scansione delle immagini, che contraddistingue i contenuti degli attuali Blu-ray Disc, fino ai120Hz.Unafrequenza più elevata che, appunto, le tv ed i player in commercionon riescono a gestire. Insomma, l’irrompere della terza dimensione comporterà un radicale rinnovamento dei principali apparecchi per la riproduzione video all’interno della casa, e questo a pochissimi anni dal lancio dell’Alta definizione. Eppure le major cinematografiche ed i colossi dell’elettronica di consumosono convinti che funzionerà. Dopo lo spettacolo di Avatar capiremo che probabilmente hanno ragione.

16 novembre 2009
Tecnologia


Internet parla arabo


L'Egitto vara il primo dominio in caratteri non latini
Sarà il primo a infrangere un "tabù". L'Egitto ha annunciato oggi il lancio del dominio internet .misr, che diventerà il primo in caratteri arabi. L'annuncio è stato dato a margine della conferenza di Sharm el Sheikh sulla governance della rete.

Il nome, che vuole dire 'Egitto' in arabo, sarà registrato questa sera a partire dalla mezzanotte locale (le 23.00 in Italia) e si affiancherà ai vari .com o .org, ha spiegato il ministro egiziano delle comunicazioni, Tarek Kamel, in occasione del 4/o Forum delle governance di internet (Igf).

«Adesso possiamo dire che internet parla arabo», ha affermato Kamel.

L'annuncio arriva dopo la decisione dell'organismo americano di gestione di internet e dei nomi dei domini (Icann) di mettere fine all'utilizzo esclusivo dei caratteri latini sugli indirizzi web.

15 novembre 2009
Tecnologia

Call of Duty: Modern Warfare La guerra a misura di videogioc
o
di Ivan Fulco
Aeroporto internazionale Zakhaev, Mosca. Tra le mani stringo un mitragliatore pesante M240, intorno a me quattro uomini armati e muniti di giubbotto antiproiettile. "Ricordate, nessun russo", spiega il capo del commando, poi le porte dell'ascensore si aprono davanti all'imbarco. I quattro si schierano, puntano le armi e aprono il fuoco sulla folla. In pochi istanti, alcune decine di uomini e donne rimangono uccisi. Poi il commando avanza tra le sale del terminal, massacrando chiunque capiti a tiro. Cadono altre decine di civili, oltre ad alcuni agenti di polizia. Un uomo che si trascina insanguinato a terra viene finito con un colpo alla testa. In qualsiasi momento, avrei anch'io la facoltà di uccidere chi voglio, ma scelgo di non aprire il fuoco. Quello che ancora non so, è che la missione si concluderà in un modo ancora più drammatico di com'è iniziata...

Call of Duty: Modern Warfare 2, ultimo episodio della saga bellica di Infinity Ward, entrerà probabilmente nella storia dei videogiochi per questa scena. Per la prima volta, a un videogiocatore è richiesto di partecipare in prima persona a un'operazione terroristica in cui ha la "libertà" di uccidere civili inermi. Può scegliere di non farlo, è vero, ma la priorità rimane quella di interpretare il proprio ruolo nella missione. Siamo un agente americano infiltrato in una cellula nazionalista russa. Dalla nostra operazione dipende il destino del mondo libero. E così, tra buoni e cattivi, tra soldati e civili, prende forma il primo attentato terroristico virtuale a dimensione di libero arbitrio.

Nelle ultime settimane, le polemiche relative a questa missione del nuovo Modern Warfare hanno inondato stampa e televisione. Poco importa che ogni speculazione sia arrivata ancora prima dell'uscita del gioco, dopo che un video amatoriale della scena dell'aeroporto era misteriosamente filtrato su Internet. Negli Stati Uniti, il filmato è arrivato fino alla CNN, per poi essere dibattuto su Fox News. Nel Regno Unito, giornalisti del Mirror, del Guardian e della BCC si sono interrogati sull'opportunità di una simile scena. In Australia, un'associazione di garanzia ha richiesto la revisione della classificazione ufficiale, con l'obiettivo di bandirne la vendita in tutto il paese. In Russia, il gioco è stato appena ritirato dai negozi.

Eppure l'ultimo Call of Duty, saga bellica che alterna episodi adattati al presente (Modern Warfare) ad altri ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale (Call of Duty), non è solo questo. La serie ha sempre usato la narrazione come strumento per stimolare riflessioni etiche, costringendo il giocatore a frequenti scelte morali nel corso dell'azione. E il nuovo Modern Warfare non risparmia scene dal forte impatto emotivo. La lunga sequenza dell'aeroporto russo, l'incursione nelle favelas brasiliane, l'assalto agli orrori del gulag. "Abbiamo calcato la mano sulla storia: vogliamo scioccare il giocatore, traumatizzarlo" ha spiegato Vince Zampella, direttore del design di Infinity Ward.

A differenza dei precedenti episodi, tuttavia, in Modern Warfare la forma ha preso stavolta il sopravvento sul contenuto. La Seconda Guerra Mondiale dei passati Call of Duty, una guerra di ragazzi costretti a combattere contro altri ragazzi, è assai lontana. Questa è una guerra di eroi, di armi infallibili e di alte tecnologie. Forse anche troppo, per chiunque mal sopporti i canovacci in stile Tom Clancy, le celebrazioni dell'Occidente democratico, i cliché sui nemici della libertà. C'è una forte retorica bellica, in Call of Duty. Ma se in passato questa era spunto di riflessione, nel nuovo Modern Warfare è quasi irritante la filosofia spicciola da quartier generale yankee che permea ogni fase del gioco.

Anche stilisticamente, Infinity Ward ha scelto per il suo blockbuster la via della pura Hollywood, per tentare di colpire il fegato, non più l'animo. Eppure, in Modern Warfare manca un costrutto narrativo logico, un legame emotivo con i protagonisti, e quindi anche un'immersione complessiva degna di una grande opera. La missione nell'aeroporto, la più intensa dell'intero gioco, è probabilmente l'unica eccezione. Un passaggio che mette alla prova gli istinti morali, ma che è narrativamente privo di antefatti, ludicamente privo di ripercussioni, e per questo si limita, per quanto non sia poco, a generare repulsione.

Dietro tutto questo, rimane comunque un'esperienza di gioco con pochi eguali. Modern Warfare è quanto di meglio possa osare oggi il videogioco per far vivere in prima persona la guerra moderna. Tecnicamente eccellente, ludicamente ineccepibile, girato con istinto cinematografico senza concedere tregua al giocatore. Insomma, un'altra guerra virtuale ritagliata a vostra misura, gentili consumatori. Potete decidere di combatterla seduti in poltrona, con estrema soddisfazione per gli occhi e per i pollici. In ogni caso, senza correre il rischio di provare sensi di colpa. Sono questi i grandi pregi dell'intrattenimento disinnescato.

16 novembre 2009

sabato, novembre 14, 2009

Trovata l'acqua sulla Luna
"Una significativa quantità"

Un mese fa, il lancio di un missile contro un cratere, alla ricerca di possibili risorse idriche. Oggi, l'annuncio della Nasa: ce n'è una "significativa quantità", allo stato ghiacciato
di ALESSIO BALBI (La Repubblica)

C'E' acqua sulla Luna. O meglio, sotto. Lo ha rivelato oggi la Nasa rendendo note le prime risultanze dell'impatto del razzo Centaur sulla superficie lunare lo scorso 9 ottobre. "La storia che la Luna sia un posto arido e desolato non regge più", dichiara l'agenzia in un comunicato. "Stiamo svelando segreti che sono rimasti nascosti per miliardi di anni".

L'entusiasmo della Nasa si fonda sui dati trasmessi dal Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (Lcross). Il mese scorso, il satellite ha lanciato Centaur come un proiettile contro il cratere Cabeus, nella zona perennemente in ombra della Luna. Il team di Lcross ha poi osservato i getti prodotti dalla collisione. I dati degli spettrometri, strumenti che esaminano la luce emessa o assorbita da un materiale per capirne la composizione, non lasciano dubbi: "Numerose prove ci dicono che l'acqua è presente nei getti creati dall'impatto", spiega Anthony Colaprete, scienziato coinvolto nel progetto Lcross. "Ci vorranno ulteriori analisi, ma possiamo dire con sicurezza che Cabeus contiene acqua".

La comunità scientifica si è interrogata a lungo sulla presenza di acqua sulla Luna. Si riteneva che le grandi quantità di idrogeno osservate ai poli del nostro satellite potessero esserne un indizio. Ora, le osservazioni di Lcross, secondo la Nasa, indicano che l'acqua potrebbe essere diffusa in quantità molto maggiore rispetto a quanto si sospettasse finora. L'acqua sulla Luna sarebbe una risorsa di valore inestimabile per il futuro dell'esplorazione spaziale. Inoltre, proprio come i campioni prelevati dai ghiacciai artici contengono indizi sul passato remoto della Terra, l'analisi dei materiali nascosti nelle zone perennemente in ombra della Luna possono raccontare i segreti dell'evoluzione dell'intero sistema solare.

Il satellite Lcross è stato lanciato il 18 giugno 2009, insieme al Lunar Reconnaissance Orbiter. Dopo aver orbitato per 113 giorni e quasi 9 milioni di chilometri, il satellite ha sparato il razzo Centaur contro la superficie lunare. Il satellite ha raccolto quattro minuti di dati sugli effetti dell'impatto prima di schiantarsi esso stesso sulla Luna. "L'analisi completa dei dati richiederà del tempo", spiega ancora Colaprete. "Oltre all'acqua, stiamo trovando indizi di altre sostanze interessanti. Le regioni in ombra della Luna sono come trappole fredde, che raccolgono e conservano il materiale per miliardi di anni".
(13 novembre 2009

martedì, novembre 03, 2009

Visto il meccanismo genetico che causa la maggiore lentezza con cui
H1N1 passa da una persona all'altra rispetto alla malattia stagionale
Nuova influenza, ecco cosa
rallenta la diffusione del virus


C'E' un preciso meccanismo alla base della maggiore lentezza con cui il virus della nuova influenza A/H1N1 si diffonde rispetto a quella stagionale. E ora, per la prima volta, il tallone d'Achille del virus all'origine della nuova pandemia è stato "fotografato" da ricercatori del Mit (Massachusetts Institute of Technology) e dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa.

L'H1N1 che circola nel globo dalla primavera è caratterizzato da una particolare forma della proteina di superficie, che si lega male ai recettori presenti nel tratto respiratorio umano, spiegano gli studiosi oggi sull'edizione online di Science. "Il virus è capace di legarsi ai recettori umani, ma chiaramente è limitato", dice Ram Sasisekharan, direttore della divisione Scienze della salute e tecnologia del Mit. Questo legame limitato, in pratica debole, insieme a una piccola variazione genetica in un enzima dell'H1N1, spiega perché il virus che ha causato la prima pandemia degli anni Duemila non si diffonde con la stessa efficacia dell'influenza stagionale, aggiunge Sasisekharan. D'altra parte i patogeni influenzali mutano rapidamente, dunque è fondato il timore - sottolineano gli studiosi americani - che anche l'H1N1 possa subire delle trasformazioni che gli permettano di superare questo ostacolo. E dunque 'impari' a diffondersi più rapidamente.

"Dobbiamo fare molta attenzione all'evoluzione di questo virus", avverte Sasisekharan, che insieme al microbiologo Terrence Tumpey aveva già indagato nei mesi scorsi sui meccanismi di infezione del virus. Nel nuovo studio i ricercatori hanno confrontato l'H1N1 con diversi ceppi influenzali, incluso quello che scatenò la terribile Spagnola nel 1918.

La debole trasmissione del virus osservata dai ricercatori è stata confermata nei furetti, animali che 'mimano' con accuratezza l'influenza umana: se gli animali sono tenuti vicini in un luogo affollato l'infezione si diffonde facilmente, ma se vengono separati e il virus può spargersi solo attraverso le goccioline respiratorie la malattia si trasmette con molta difficoltà. Uno scenario simile a quello registrato effettivamente finora nell'uomo.

La sintomatologia influenzale causata dal virus H1N1, se confrontata con quella dell'influenza stagionale, è lievemente più acuta: il virus pandemico causa, infatti, anche sintomi come il vomito e forti disturbi gastrointestinali che non sono associati alla normale influenza ed hanno un tasso di trasmissibilità diversa. E si replica nel tratto respiratorio profondo, fino a raggiungere i polmoni, mentre quello dell'influenza stagionale rimane, come si è visto nei furetti, nella cavità nasale.

I ricercatori hanno poi scoperto una seconda mutazione che ostacola l'abilità dell'H1N1 di trasmettersi rapidamente. In pratica, il nuovo ceppo del virus non presenta la versione del gene PB2 cruciale per una rapida diffusione nell'uomo. Infine, secondo gli scienziati, a questo punto basterebbe una singola mutazione per portare a un'inefficiente interazione del microrganismo con l'oseltamivir (Tamiflu), il farmaco usato per curare i pazienti. Dunque, secondo gli studiosi, potrebbero emergere facilmente ceppi resistenti al Tamiflu.
(2 luglio 2009)

mercoledì, ottobre 14, 2009

14/10/2009 - dal quotidiano "La Stampa"

Parigi, scoperta la luce superfluida
E' capace di attraversare i materiali

Lo ha appena dimostrato un equipe di studiosi franco-italiani:
neanche superfici opache o scalfite sarebbero in grado di fermarla


ROMA
La rivoluzione luminosa: nasce la luce «superfluida», che attraversa indisturbata materiali anche opachi, vetri scalfiti e sospensioni come la nebbia, senza alcuna dispersione. La sua esistenza è stata appena dimostrata a Parigi da una collaborazione tra Iacopo Carusotto, del centro Bec di Infm-Cnr di Trento, il gruppo teorico di Cristiano Ciuti all’Università di Paris 7, e il gruppo sperimentale guidato da Alberto Bramati ed Elizabeth Giacobino presso il Laboratoire Kastler Brossel dell'Università Paris 6.

La «predizione» di questa luce particolarissima è tutta italiana, e risale a soli cinque anni fa grazie a un lavoro di Carusotto e Ciuti del 2004. Nel suo viaggiare attraverso l`aria e i materiali più vari, la luce comune viene deviata e dispersa. Dopo un temporale, ad esempio forma arcobaleni. Nella nebbia, si riflette sulle gocce d`acqua in sospensione creando un accecante muro luminoso. Nei cristalli, viene deviata dalle imperfezioni interne che la distorcono e disperdono. La luce superfluida invece, come predetta da Carusotto e Ciuti, sarebbe in grado di attraversare tutti questi materiali senza la minima difficoltà: i fotoni che la compongono infatti, avrebbero interazioni tra loro talmente forti che la luce stessa comincerebbe a comportarsi come un vero e proprio fluido. Uno stato simile a quello di altri «super», come l`elio superfluido, che da normale liquido come l’acqua si trasforma in un superfluido capace di scorrere senza alcun attrito.

Per testare la bontà di questa ipotesi, gli scienziati si sono messi in caccia di una luce capace di attraversare un materiale opaco senza la minima dispersione o distorsione. Per individuarla, hanno utilizzato una luce, e un bersaglio da farle attraversare. La luce è un laser altamente stabile, mentre il bersaglio è un piccolissimo semiconduttore di arsenuro di gallio, capace di far passare la luce ma le cui imperfezioni normalmente la degradano. I parametri della luce sono stati variati secondo le indicazioni dei fisici teorici, modificandone il colore e l`intensità, finché la luce superfluida è apparsa proprio come predetto: il laser ha attraversato il semiconduttore - che fino a poco prima ne degradava il fascio - senza la minima interferenza: un comportamento che non era mai stato osservato in precedenza.

«I comportamenti superfluidi hanno una straordinaria importanza teorica e pratica - commenta Iacopo Carusotto - basti pensare ai magneti a superconduttore che sono alla base dell`acceleratore LHC di Ginevra». E così per la luce superfluida si possono prevedere già applicazioni brillanti: una luce capace di attraversare indisturbata un materiale può portare a enormi benefici nello sviluppo delle fibre ottiche, che sono valse al loro inventore, Charles Kao, il Nobel per la Fisica 2009. E potrebbe permettere non solo il trasporto dell`informazione, come attualmente accade, ma anche la sua elaborazione: enormi quantità di dati potrebbero essere trattate in via ottica da chip ottico-elettronici, a velocità impossibili per l`elettronica attuale. Nuovi chip velocissimi, ma capaci anche di risparmiare molta energia rispetto agli attuali. Un risparmio piccolo in proporzione, ma enorme se si pensa che ogni giorno sono miliardi i chip utilizzati al mondo, tra computer, telefoni, televisori e automobili.
14/10/2009 dal quotidiano La Stampa
Un misterioso anello illumina Mosca


Misterioso anello luminoso nei cieli di Mosca


La scena ricorda "Independence Day". E la Rete impazzisce per il video degli "alieni". Gli esperti: è soltanto un fenomeno atmosferico

MOSCA
Invasione aliena o effetto ottico? Il video di un misterioso anello luminoso comparso nel cielo di Mosca sta richiamando l'attenzione di esperti e appassionati di Ufo. Il video, che raffigura una strana nube bianca, è stato girato da più di una persona la settimana scorsa. E, una volta messo in Rete, è diventato subito il tormentone dei cacciatori di extraterrestri. La sorprendente immagine, in effetti, richiama alla mente la famosa scena dell'invasione aliena del film "Independence Day" e guardandaola è inevitabile provare un leggero brivido. Su Internet è subito partito il tam tam: vero o falso? La battaglia per scoprire la verità si gioca tra forum e blog. Come riporta The Sun, secondo l'esperto di Ufo, Nick Pope, si tratta di un vero mistero. «E' davvero incredibile- spiega. Qualunque cosa sia, sul Web non mancano di certo le teorie».

Chi non crede alle teorie aliene cerca una risposta affidandosi ai meteorologi. Un funzionario del servizio meteo russo ha subito rinnegato ogni tesi "paranormale". «Anche se è molto impressionante, è solo un effetto ottico», dice il meteorologo. «Se si guarda attentamente- ha aggiunto- si possono vedere i raggi del sole attraversare la nube». Teorie apocalittiche a parte, la spiegazione del fenomeno naturale è quella che maggiormente convince i navigatori. Responsabili di questo affascinante spettacolo sarebbero quindi le correnti d'aria. «Ultimamente alcuni fronti di aria fredda provenienti dall'Artico hanno transitato sulla Russia; queste correnti attraversando la luce che il sole emana quando tramonta producono il particolare effetto», spiega l'esperto.
Chi ancora non si è convinto può dare la colpa del fenomeno all'inquinamento atmosferico. I meteorologi, però, non sembrano troppo convinti di questa ipotesi. «Non credo dipenda dalle emissioni di gas. Un effetto del genere può presentarsi solo se le condizioni del tempo sono buone per un periodo abbastanza lungo. E a Mosca il vento forte di questi ultimi giorni ha spazzato via tutto lo smog». Fine del mondo, invasioni extraterrestri, fenomeni atmosferici: alla Rete non resta che continuare la lotta per scovare la verità.

martedì, ottobre 06, 2009

FISICA
Assegnato il Nobel per la Fisica
per fibre ottiche e sensori digitali

A Kao, Boyle e Smith il riconoscimento per ricerche che hanno aperto la strada alle comunicazioni del futuro

ROMA - Il Nobel per la fisica 2009 è stato assegnato ai ricercatori che hanno gettato le basi per le comunicazioni del futuro, basate sulle fibre ottiche. I 'maestri della luce' premiati oggi sono Charles K. Kao, Willard S. Boyle e George E. Smith. Il premio è stato assegnato ai tre fisici per i loro "risultati rivoluzionari nel settore della trasmissione della luce nelle fibre per la comunicazione ottica (Kao) e per l'invenzione di un circuito semiconduttore di imaging, il sensore Ccd (Boyle e Smith)". Tutti e tre i premiati hanno la cittadinanza americana e tutti e tre hanno condotto in aziende private le ricerche che hanno aperto la strada alle comunicazioni del futuro, basate sull'uso delle fibre ottiche.

Charles Kuen Kao, che oltre alla cittadinanza statunitense ha anche quella britannica, è nato nel 1933 in Cina, a Shanghai. E' un pioniere nell'uso delle fibre ottiche per le telecomunicazioni. Si è laureato nel 1965 in Ingegneria elettronica in Gran Bretagna, nell'Imperiale College di Londra. In pensione dal 1996, ha condotto le ricerche che lo hanno portato al Nobel negli Standard Telecommunication Laboratories di Harlow e contemporaneamente ha insegnato nell'Università Cinese di Hong Kong. A lui va la metà del premio.

L'altra metà è divisa alla pari fra Willard Sterling Boyle e George Elwood Smith, entrambi dei Bell Laboratories. Willard Sterling Boyle ha la cittadinanza canadese, oltre a quella statunitense. E' nato nel 1924 in Canada, ad Amherst, e nel suo Paese di origine si è laureato in Fisica nel 1950, presso la McGill University. In pensione dal 1979, ha diretto la Divisione sulle Comunicazioni degli statunitensi Bell Laboratories.

George Elwood Smith, cittadino americano, è nato nel 1930 a White Plains (New York). Si è laureato in Fisica nell'università di Chicago nel 1959 ed ha lavorato nei Bell Laboratories fino al pensionamento, avvenuto nel 1986. Sono considerati i papà dei sensori per le videocamere e fotocamere, che utilizza la tecnologia basata sull'effetto fotoelettrico previsto da Albert Einstein.

Il nobel per la fisica dell'anno scorso era andato allo statunitense Yoichiro Nambu e ai giapponesi Makoto Kobayashi e Toshihide Maskawa, autori di alcuni studi sull'asimmetria nelle particelle elementari.

Domani sarà il turno dell'assegnazione del premio per la Chimica, giovedì della Letteratura, venerdì della Pace e finalmente il 12 ottobre verrà assegnato quello per l'Economia: i premi verrano consegnati a Oslo il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel.

Da notare che i premi per la Fisica vengono concessi per scoperte e teorie "rivelatesi solide nel tempo" (e mai postumi): l'intervallo di tempo fra l'assegnazione del premio e la ricerca che ne è alla base è di quindi di norma di circa vent'anni.
(6 ottobre 2009)
Nobel per la medicina alle ricerche sulla longevità delle cellule

Due donne, è la prima volta che accade che condividano un premio Nobel. Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider con il collega Jack W. Szostak sono stati insigniti dell'alto riconoscimento per loro ricerche sui cromosomi, ricerche che hanno aperto la strada allo studio della longevità e indicato possibili nuove strategie per la cura del cancro.

I tre ricercatori statunitensi hanno infatti scoperto la funzione delle strutture che proteggono le estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, e l'enzima che li costituisce, la telomerasi. I telomeri sono la difesa più importante contro i danni che i cromosomi possono subire nella fase di divisione cellulare e costituiscono perciò la protezione più importante contro la degradazione e l'invecchiamento.

Le molecole di Dna che contengono il nostro patrimonio genetico sono impacchettate nei cromosomi, i telomeri sono i "cappucci" alle loro estremità. Elizabeth Blackburn dell'Università della California, San Francisco, e Jack Szostak della Harvard Medical School hanno scoperto - si legge nel comunicato dell'assemblea dei Nobel al Karlonska Institutet di Stoccolma - che un'unica sequenza di Dna nei telomeri protegge i cromosomi dalla degradazione. Mentre Carol Greider della John Hopkins University - allora appena laureata - e ancora Elizabeth Blackburn hanno identificato la telomerasi. Man mano che i telomeri si accorciano, la cellula invecchia. Al contrario, se l'attività della telomerasi è elevata, i telomeri mantengono la loro lunghezza e la senescenza cellulare viene ritardata. Questo accade nelle cellule tumorali, che possono essere considerate virtualmente immortali. Alcune malattie ereditarie, invece, sono caratterizzate da una scarsa attività dell'enzima, che si traduce in danni cellulari.

L'assegnazione del Nobel 2009 ai tre scienziati e al loro lavoro riconosce e premia la scoperta di un meccanismo fondamentale nella cellula. Una scoperta che ha favorito lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche, sottolinea l'Accademia. Il loro lavoro ha rivelato ha allargato le conoscenze sul meccanismo di invecchiamento dell'uomo, sul cancro e sulle cellule staminali.

05 ottobre 2009

giovedì, ottobre 01, 2009

Durissimo attacco del settimanale britannico: "I giornalisti hanno ragione a preoccuparsi e protestare. Italia democrazia fragile, come all'Est"
Economist: "Come con Mussolini museruola a chi informa"
El Pais: "Berlusconi dichiara guerra alla Rai". Sulla stampa estera molti titoli sullo scudo fiscale: "amnistia per gli evasori"

dal corrispondente di Repubblica ENRICO FRANCESCHINI


LONDRA - Sono anni che definisce Silvio Berlusconi "inadatto" a governare l'Italia, a causa del conflitto d'interessi mediatico e dei numerosi processi a cui è stato sottoposto, ma adesso il settimanale l'Economist aumenta se possibile ancora di più il livello della critica, paragonando l'Italia del Cavaliere a una delle deboli democrazie dell'Est Europa, sempre più lontana dal concetto di democrazia occidentale, ed evocando perfino il fantasma del Duce.

"E' dai tempi di Mussolini che non si aveva un governo italiano che interferisse con i media in maniera così lampante e allarmante", scrive l'autorevole settimanale, britannico come sede centrale ma globale nella diffusione poiché vende al di fuori del Regno Unito i due terzi della sua tiratura di quasi un milione e mezzo di copie. "I giornalisti, e gli altri italiani, hanno ogni motivo di protestare", continua l'articolo, intitolato "Museruola a chi informa", alludendo alla manifestazione in difesa della libertà di stampa indetta per questo fine settimana in tutta Italia e anche all'estero. "Questo sabato 3 ottobre si terrà a Roma una manifestazione per difendere la libertà di stampa", scrive l'Economist, "non in una lontana dittatura, ma proprio in Italia. Ebbene, i giornalisti che l'hanno indetta hanno buone ragioni per preoccuparsi".

Il settimanale osserva poi che basta consultare la classifica 2009 sull'indipendenza dei media di Freedom House, l'istituto americano di controllo e studio sulla libertà di informazione e di pensiero, per accorgersi che l'Italia è declassata nella categoria di quelli "parzialmente liberi", al 73esimo posto, su un totale di 195, appena sopra alla Bulgaria. Quanto meno sotto questo aspetto, afferma l'Economist, "l'Italia di Berlusconi si sta allontanando dall'Europa occidentale per diventare più simile alle deboli democrazie dell'est". Il giornale fa poi una lunga ricostruzione degli ultimi sviluppi, dalle domande di Repubblica al premier alla richiesta di danni per diffamazione avanzata da Berlusconi per tali domande, fino al caso della trasmissione AnnoZero e alla campagna lanciata dal Giornale, "quotidiano vicino al primo ministro, contro il pagamento del canone Rai, da cui dipendono almeno la metà degli introiti dell'azienda pubblica". Conclude l'Economist: "Le ordinanze di Berlusconi sembrano parte di un progetto per spazzare via le ultime enclavi ribelli rimaste in Italia".

Del caso Berlusconi continua ad occuparsi anche il resto della stampa internazionale. Il quotidiano spagnolo El Pais pubblica oggi un ampio servizio intitolato: "Berlusconi dichiara guerra alla Rai". Il corrispondente da Roma, Miguel Mora, racconta gli attacchi alla trasmissione "AnnoZero" per la puntata dedicata allo scandalo delle escort e all'intervista a Patrizia D'Addario, soffermandosi sulla campagna lanciata "dai media del Cavaliere" per esortare gli italiani a non pagare più il canone d'abbonamento alla Rai in segno di protesta. "Berlusconi ha celebrato il suo 73esimo compleanno dichiarando guerra non solo a Michele Santoro", il conduttore della trasmissione in questione, "ma a tutti i programmi che lo criticano", scrive El Pais, affermando che l'invito a non pagare il canone è "un'iniziativa teatrale del tutto priva di legalità, in pratica una chiamata generale all'evasione fiscale, un'abitudine quest'ultima assai popolare in Italia e a cui lo stesso Berlusconi non è alieno, come testimoniano i suoi numerosi processi in materia".

Un altro tema a cui i giornali stranieri dedicano l'attenzione è per l'appunto il perdono fiscale per coloro che rimpatriano capitali dall'estero. "Berlusconi prepara un colossale perdono, il più grosso d'Europa", titola il Clarin. "Il governo Berlusconi ha imposto un voto di fiducia in parlamento per far passare la sua amnistia fiscale", titola Les Echos. "Berlusconi concede l'amnistia agli evasori dei paradisi", titola El Mundo.

Il settimanale francese L'Express torna invece sulle polemiche degli ultimi mesi tra la Chiesa cattolica e il nostro primo ministro, con un lungo reportage intitolato "Divorzio all'italiana", che ripercorre tutte le tappe della vicenda, dalle proteste nelle chiese per i party con escort e veline nelle ville del presidente del Consiglio, alle critiche espresse dall'Avvenire e da Famiglia Cristiana, agli attacchi del Giornale al direttore dell'Avvenire e alle dimissioni di quest'ultimo. Il settimanale riporta il parere di un assicuratore di 59 anni di nome Giorgio che dice: "Non comprendo più la mia Chiesa. Mi sento perduto davanti alla sua sottomissione a Berlusconi, alla sua politica, al suo modello di una società barbara". Tuttavia, afferma L'Express, numerosi segnali indicano che la Chiesa sta preparandosi "al dopo-Berlusconi".

E una notizia che nei giorni scorsi ha riempito le pagine dei giornali in Occidente è arrivata stamani fino in Pakistan, dove la Plus News Pakistan riporta la gaffe di Berlusconi su Michelle Obama, definita "abbronzata" come suo marito dal premier italiano al ritorno dal summit del G20.
(1 ottobre 2009

mercoledì, settembre 30, 2009

Un evento di grande importanza che mi permetto di segnalare ai visitatori di questo blog. Considerata l'eccezionalità della scoperta, sarebbe interessante leggere qualche commento al riguardo

Domus Aurea: trovata la sala da pranzo di Nerone

29 SETTEMBRE 2009

È la "coenatio rotunda" descritta da Svetonio

Una sala che imitava il movimento della terra ruotando giorno e notte. È l'ultima magia archeologica della Domus Aurea che gli scavi sul Palatino a Roma hanno restituito sulla leggendaria dimora di Nerone. Sul Colle Palatino nell'area della Vigna Barberini, è stata ritrovata la sala da pranzo della Domus Aurea: una sala che aveva una piattaforma di legno che ruotava giorno e notte imitando il movimento della terra. Una sala che potrebbe essere la "coenatio rotunda" descritta da Svetonio nella "Vita dei Cesari". La scoperta è stata annunciata dalla Soprintendenza speciale per i Beni archeologici di Roma. Fino ad oggi, da molti studiosi quello stesso sito era stato identificato nella Sala Ottagonale, sul Colle Oppio. Ora sul Palatino è emersa un'altra verità archeolgica. Secondo gli autori antichi, la residenza di Nerone arrivava fino al Colle Oppio, ma sorgeva in gran parte sul Palatino. Lo scavo preliminare effettuato dalla Soprintendenza ha portato alla luce una struttura a pianta circolare che «non ha eguali nell'architettura romana». (S.Bio.)
29 SETTEMBRE 2009

giovedì, settembre 24, 2009

RICERCA
Aids, vaccino sperimentato in Thailandia
Si dimostra efficace in un terzo dei casi
Il farmaco è stato messo a punto da ricercatori statunitensi e thailandesi, e testato su 16.000 volontari. L'annuncio in una conferenza stampa a Bangkok

BANGKOK - Un vaccino contro l'Aids messo a punto da ricercatori statunitensi e thailandesi sta dando, per la prima volta, risultati significativi durante la sperimentazione, dimostrando efficacia in almeno un terzo dei casi. Lo hanno annunciato i ricercatori presentando i risultati ad una conferenza stampa a Bangkok.

''E' un progresso importante - afferma il colonello Jerome Kim del programma di ricerca sul vaccino per l'Aids dell'esercito americano - e alimenta le speranze che a breve potremo arrivare a un vaccino per l'Hiv''.

Il farmaco è stato realizzato unendo due precedenti vaccini che singolarmente non avevano ridotto il rischio di infezione. E' stato testato su 16 mila volontari ad alto rischio di contagio in due province nei pressi di Bangkok.
(24 settembre 2009)

domenica, settembre 20, 2009

NEWS
19/9/2009



Google lancia un mercato azionario
per inserzioni pubblicitarie on-line

Il servizio permetterà la compravendita di spazi di tipo «display ads» su Internet

TORINO
Il motore di ricerca Google ha annunciato oggi la creazione di un servizio con cui diventerà intermediario per la compravendita di spazi pubblicitari di tipo «display ads» su Internet. La tecnologia, chiamata DoubleCLick Ad Exchange, creerà una sorta di mercato azionario per le inserzioni pubblicitarie con immagini e testo che affiancano i contenuti delle pagine Web. Le società che comprano pubblicità potranno fare offerte per ottenere spazi in differenti siti Internet, dai blog ai grandi siti societari, in tempo reale e in base a quello che intendono vendere in quel momento.

Il modo in cui oggi vengono vendute le «display ads, in anticipo e con lunghe negoziazioni con siti web individuali o network, lascia spesso molti spazi invenduti. Google ritiene che, aumentando la competizione, la nuova tecnologia aiuterà gli inserzionisti ad aumentare i ricavi dalle inserzioni.

«Con una moltitudine di formati e migliaia di siti Web, spesso gli inserzionisti impiegano migliaia di ore per pianificare e gestire le loro campagne di "display ad". Con questo grado di complessità, molti inserzionisti oggi abbandonano e non investono quanto vorrebbero», ha scritto sul suo blog Neal Mohan, un vice direttore generale di Google.

Google dovrebbe ottenere una parte dei ricavi generati da quel mercato, anche se non è chiara la percentuale. Il colosso di Mountainview ha discusso di questo progetto per mesi con gli investitori e si tratta quindi di uno sviluppo chiave per la società. La tecnologia è stata ereditata dall’acquisizione di DoubleClick per 3,1 miliardi di dollari nel 2007. Se Google è dominante nella ricerca, con il 70% del mercato negli Stati Uniti, nel »display ad« è invece relativamente piccola. Al marzo di quest’anno rappresentava l’1,3% di quel mercato, dietro a Yahoo e ad una serie di altre società Internet, secondo ComScore.

venerdì, settembre 18, 2009

Russia apprezza l'annuncio del presidente Usa sulla nuova strategia militare
Sospeso il progetto di installare sul Baltico razzi e radar contro le postazioni americane

Scudo,Mosca risponde ad Obama
"Congelati i missili a Kaliningrad"

MOSCA - Se Obama archivia lo scudo antimissile di Bush, Mosca congela i missili a Kaliningrad. La risposta alle parole del presidente americano non si è fatta attendere. "Mosca ha annunciato che congelerà le misure militari programmate in risposta allo scudo antimissile Usa nell'Europa dell'est": lo ha detto una fonte diplomatico-militare all'agenzia Interfax. Tra le misure di risposta russa c'erano anche i missili Iskandernell'enclave baltica di Kaliningrad e un radar per disturbare quello previsto nella Repubblica Ceca dal progetto Usa.

"La rinuncia da parte di Washington al terzo anello di difesa antimissilistico - spiega la diplomazia russa - non passerà inosservata e il complesso di misure che si era programmato in risposta all' installazione dei siti dello scudo americano in Europa sarà congelato, probabilmente del tutto cancellato".

Il "nuovo approccio" americano alla difesa antimissile era stato annunciato ieri dal presidente degli Stati Uniti. Con una dichiarazione ufficiale, Barack Obama spiegava di aver definitivamente accantonato il progetto della precedente amministrazione di costruire uno scudo antimissile in Polonia e Repubblica Ceca.

Secondo il segretario alla Difesa Robert Gates il piano di difesa missilistico Bush è stato abbandonato perché mutato è il programma strategico iraniano, che ad oggi punta principalmente su missili a corto e medio raggio. Fino ad oggi, invece, Teheran puntava su vettori intercontinentali. "Il nuovo piano - ha spiegato il segretario della Difesa - presenta molti vantaggi: lo scudo sarà pronto con sette anni di anticipo rispetto al piano Bush (2011 anziché 2018), e l'impiego iniziale di navi al posto delle basi fisse darà al Pentagono più flessibilità e maggiori capacità di eludere attacchi nemici".

La risposta della Nato. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen si è dichiarato molto contento dei risultati ottenuti nei Balcani grazie alla collaborazione con la Russia. E ha proposto addirittura di "esplorare la possibilità di legare i sistemi di difesa missilistica di Usa, Nato e Russia". Secondo il numero uno della Nato, infatti "i nostri Paesi e i nostri eserciti diventeranno tutti sempre più vulnerabili ad attacchi missilistici". E l'ambasciatore russo presso la Nato Dmitri Rogozin ha giudicato "molto positive" le proposte di cooperazione rafforzata fatte da Rasmussen.

(18 settembre 2009)

mercoledì, settembre 16, 2009

Motorola se alía con Google para reconquistar el mercado

La compañía lanza un terminal con Android y enfocado en redes sociales

ROSA JIMÉNEZ CANO - Madrid - 16/09/2009

Con Nacho Vigalondo como ejemplo de famoso con intensa vida en las redes sociales de Internet y el piso 44 de Torre Espacio, en el nuevo corazón financiero de Madrid, Motorola ha presentado hoy su ambicioso terminal: Mototola Dext. Recuerda al G1, el primer teléfono con el sistema operativo de Google, Android, por su teclado y diseño, pero las características de hardware son claramente superiores. Muestra una amplia pantalla táctil, cámara de 5 megapíxeles que sirve para foto y vídeo, posibilidad de ampliar la memoria con tarjetas microSD, acceso a redes 3G, GPS, y wi-fi, así como todas las aplicaciones de Google que proporciona Android y el acceso a la tienda de aplicaciones de este sistema operativo.

En sto no se distingue demasiado de los terminales creados por HTC, la compañía china que de momento ha apostado por Android con tres terminales. Motoblur es el nombre de la capa de aplicaciones que adapta Android para Motorola. Esta arma de la compañía que inventó el teléfono móvil pretende convertir el terminal en el compañero inseparable para mantener nuestra vida social en la red.

Motoblur permite configurar y activar los perfiles en Facebook, Twitter, YouTube, LastFM, MySpace, Picassa o Photobucket. Sin embargo, no permite por ahora hacerlo con Tuenti, la red social más usada en España. La tecnología Motoblur convierte cada contacto del usuario en algo activo, no sólo se ven de un vistazo sus mensajes en Twitter, su estado

La compañía que comercializó el primer móvil y marcó tendencia con la invención del V3 (teléfono con forma de concha) tiene una cuota de mercado en España que no supera el 4%, pero es algo cuyo director general, Óscar Rodríguez, confía en solucionar pronto: "No sólo nos enfocamos en la parte social, que es básica, sino también en el uso profesional. Este teléfono permite gestionar tu correo del trabajo, tus documentos y citas, así como tu vida social en la red. En cuestión de cinco minutos está completamente configurado".

Los teléfonos con Android, cuyo mercado de aplicaciones es cada vez más floreciente, se caracterizan por la capacidad de adaptación a las necesidades del usuario. Permite configurar el escritorio al gusto, con multitud de widgets y conexión con servicios web, casi todos de Google, pero cada vez de más servicios. Motoblur va un paso más allá en esta personalización; en su escritorio inicial aparecen las acciones de nuestros contactos para de un vistazo saber si un amigo está cerca, si un compañero te invita a una fiesta, a una reunión o si un familiar te echa de menos.

Sanjay Jha, consejero delegado de la compañía, en declaraciones exclusivas para EL PAÍS, explica el porqué de su confianza en Google: "Nos interesa la experiencia de usuario, pero también el futuro. La vida cada vez gira más entorno a lo que sucede en la red y por eso Google era la mejor apuesta, también lo es Linux y un entorno abierto, así que este ecosistema Android nos pareció la mejor elección".

En esta misma línea remarcó que lo mejor está por venir: "Android hace que los desarrolladores pongan su creatividad en los teléfonos. La gente hace de su teléfono lo que quiere que sea. Nosotros también tenemos nuestro MotoDev Studio para que se desarrollen aplicaciones a partir de Motoblur. Es la mejor opción, porque hace que se avance de manera conjunta".

El máximo responsable de la compañía de las dos alas también tiene una justificación para esta apuesta tan clara por las redes sociales: "Más de 300 millones de personas está en Facebook, cada vez hay más contenido en estos servicios. YouTube tiene cientos miles de vídeos creados a diario. No podemos mirar hacia otro lado mientras la gente se vuelca en hacer contenidos y contar sus sensaciones en estos sitios".

A partir de 2010 la empresa estadounidense piensa sacar al mercado al menos tres nuevos terminales basados en Android. El terminal, cuyo precio aún se desconoce, se comercializará en España sólo con Movistar a partir del mes de octubre.

venerdì, settembre 04, 2009

L SEGRETARIO DELL'ALLEANZA RASMUSSEN: «FORSE VITTIME CIVILI, AVVIEREMO SUBITO UN'INCHIESTA»

Afghanistan, bombe Nato su autocisterna in mano ai talebani: decine di morti

Versioni diverse sulla vicenda: per la Nato 56 vittime tutti talebani, per la polizia 90 i morti, molti i civili

Una vittima del bombardamento (Afp)
Una vittima del bombardamento (Afp)
KABUL - È di decine di morti (56 secondo la Nato, 90 secondo fonti della polizia locale, 150 per i talebani) il bilancio del bombardamento aereo della Nato su un gruppo di talebani che si era impossessato di un’autocisterna nel nord dell'Afghanistan: è quanto hanno confermato fonti locali, spiegando che sarebbero moltissime le persone coinvolte, tra vittime e feriti.

LA VICENDA - Questa notte i talebani si erano impadroniti di un’autocisterna sull’autostrada di Angorbagh, nella zona di Kunduz, ha spiegato Baryalai Basharyar Parwani, il capo della polizia locale. «L’autocarro è finito sul letto di un fiume, c’erano civili con i talebani e sono stati bombardati, più di 60 persone sono state uccise o ferite», ha assicurato il capo della polizia. Successivamente però le autorità locali hanno corretto la loro versione iniziale che parlava di soli civili colpiti, spiegando che le vittime sono in gran parte talebani.

LA VERSIONE DELLA NATO - «Si è trattato di un bombardamento aereo della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf)», ha dichiarato uno dei suoi portavoce. Successivamente fonti dell'esercito tedesco hanno spiegato che ci sono state 56 vittime: tutti guerriglieri talebani. Non sarebbe stato ucciso nessun civile e la versione iniziale della polizia locale sarebbe stata errata. L'Alleanza Atlantica si è poi però nuovamente corretta spiegando che molti civili coinvolti sono stati ricoverati negli ospedali della regione afghana di Kunduz.

RASMUSSEN - Un'inchiesta approfondita è stata promessa proprio dal segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen. «Il popolo afghano dev'essere consapevole che noi manteniamo con chiarezza l'impegno di proteggerlo, e che indagheremo immediatamente e pienamente su questa vicenda. Non è sicuro cosa sia accaduto. C'è stato un attacco aereo dell'Isaf contro i talebani, un certo numero dei quali sono rimasti uccisi. Esiste però la possibilità che siano morti anche civili».

KARZAI - Ma il bombardamento Nato ha provocato l'ira del presidente afghano Hamid Karzai: «Colpire i civili, in qualsiasi modo, è inaccettabile» ha sottolineato il capo dello Stato afghano.

ONU - Peter Galbraith, inviato speciale dell'Onu in Afghanistan, ha riferito che anche le Nazioni Unite manderanno sul posto dell'incidente un proprio gruppo investigativo e che «le famiglie di chi ha perso la vita ricevano tutto l'aiuto di cui hanno bisogno».

INCHIESTA - Una portavoce del comando Isaf a Kabul, il capitano di corvetta Christine Sidenstricker, ha confermato il raid aereo, puntualizzando però che sul sito dell'attacco «c'erano solo insorti», e che l'incursione era «mirata» contro di loro. «Ecco chi riteniamo sia stato ucciso», ha aggiunto, spiegando che i piloti e i loro comandanti hanno agito «sulla base delle informazioni disponibili sul campo». La portavoce ha aggiunto che è comunque già in corso un'inchiesta approfondita sulla vicenda. L'accaduto rischia di esasperare ancora di più i già difficilissimi rapporti tra le forze occidentali e la popolazione afghana, per non dire quelli con il governo del Paese centro-asiatico, che ha più volte denunciato gli eccessi perpetrati dagli alleati nella lotta ai talebani, imponendo a suo tempo anche modifiche alle regole d'ingaggio, peraltro adottate solo dalla Nato e non dalla coalizione multinazionale controllata dagli Usa, che continua nel frattempo a condurre una propria campagna anti-guerriglia 'parallela' a quella della stessa Isaf. Si tratta altresì dell'ennesima riprova di quanto la situazione sul terreno in Afghanistan stia peggiorando sempre di più, di fronte alla rinnovata offensiva dei ribelli ultra-islamici, che finora non è stato possibile stroncare.


04 settembre 2009


giovedì, agosto 27, 2009

Anche da Mediaset no allo spot del film che racconta l'ascesa delle tv di Berlusconi
La tv di Stato esigeva un contraddittorio per rispettare il pluralismo

La Rai rifiuta il trailer di Videocracy
"E' un film che critica il governo"

di MARIA PIA FUSCO


La Rai rifiuta il trailer di Videocracy "E' un film che critica il governo"
ROMA - Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è una connessione tra il capo del governo e quello che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy il film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo.

"Come sempre abbiamo mandato i trailer all'AnicaAgis che gestisce gli spazi che la Rai dedica alla promozione del cinema. La risposta è stata che la Rai non avrebbe mai trasmesso i nostri spot perché secondo loro, parrà surreale, si tratta di un messaggio politico, non di un film", dice Domenico Procacci della Fandango che distribuisce il film. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia. "Ci hanno detto che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset".

A lasciare perplessi i distributori di Fandango e il regista sono infatti proprio le motivazioni della Rai. Con una lettera in stile legal-burocratese, la tv di Stato spiega che, anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa un critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto.

"Una delle motivazioni che mi ha colpito di più è quella in cui si dice che lo spot veicola un "inequivocabile messaggio politico di critica al governo" perché proietta alcune scritte con i dati che riguardano il paese alternate ad immagini di Berlusconi", prosegue Procacci "ma quei dati sono statistiche ufficiali, che sò "l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità"".

A preoccupare la Rai sembra essere questo dato mostrato nel film: "L'80% degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione". Dice la lettera di censura dello spot: "Attraverso il collegamento tra la titolarità del capo del governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata", non solo viene riproposta la questione del conflitto di interessi, ma, guarda caso, si potrebbe pensare che "attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso". "Mi pare chiaro che in Rai Videocracy è visto come un attacco a Berlusconi. In realtà è il racconto di come il nostro paese sia cambiato in questi ultimi trent'anni e del ruolo delle tv commerciali nel cambiamento. Quello che Nanni Moretti definisce "la creazione di un sistema di disvalori"".

Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità. Ma per assurdo, sottolinea Procacci, il collegamento lo trova la Rai. Nella lettera di rifiuto si scrive che dato il proprietario delle reti e alcuni dei programmi "caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e al suo rapporto con il sesso femminile formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo".

"Siamo in uno di quei casi in cui si è più realisti del re - dice Procacci - Ci sono stati film assai più duri nei confronti di Berlusconi come "Viva Zapatero" o a "Il caimano", che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi. Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l'Italia è cambiata".

venerdì, agosto 21, 2009


Microsoft, Yahoo e Amazon insieme contro i libri digitali di Google

di Luca Salvioli

Contro il massiccio progetto di digitalizzazione dei libri targato Google scendono in campo gli altri pesi massimi dell'ecosistema dell'innovazione digitale. Nientemeno che Microsoft, Yahoo! e Amazon. I tre colossi hanno dato vita a una colazione insieme all'Internet archive, associazione no profit di San Francisco che lavora per la realizzazione di una libreria digitale libera di contenuti internet, denominata «Open Book Alliance».

Il servizio «Google Books» è stato contestato sin dalla sua nascita per le presunte violazioni del copyright. Tre anni fa, l'associazione degli autori americani «Authors Guild», l'associazione degli editori americani Aap e un altro gruppo di autori ed editori intentarono una class action contro il servizio. Mountain View ha rimandato l'accusa al mittente e posto le basi per un accordo, risalente a fine ottobre e in attesa di approvazione della Corte, che gli consentirebbe di proseguire nell'opera di digitalizzazione di libri fuori stampa. Google potrebbe vendere l'accesso ai libri e registrarsi al proprio database digitale, inserire la pubblicità nelle pagine e fare altri usi commerciali dei libri. Il 70% dei ricavi andrebbe agli autori, il 30% al motore di ricerca.

Le aziende si oppongono proprio a questo accordo. La nuova coalizione dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana, stando al Los Angeles Times, e vedrà tra i protagonisti anche Gary Reback, noto avvocato della Silicon Valley specializzato in antitrust che in precedenti occasioni è stato antagonista di Microsoft, ma che questa volta si siederà allo stesso tavolo.

«Siamo tutti uniti su una serie di questioni fondamentali - ha detto Peter Brantley, direttore dell'Internet archive -, siamo preoccupati dall'impatto che questo accordo può avere sulla competitività e la privacy dei lettori». Fattori su cui sta indagando anche il Dipartimento di giustizia americano e sul quale si lamentano da mesi diverse associazioni del settore.

21 agosto 2009