Migliaia alla manifestazione 29 anni dopo la bomba. Contestato il ministro
Molti se ne vanno in segno di protesta. L'appello del capo dello Stato.
Bologna, la piazza fischia Bondi
Napolitano: "Fu una stagione folle"
di MICOL LAVINIA LUNDARI
Il ministro Bondi mentre tenta di leggere il suo discorso a Bologna
BOLOGNA - Fischi in piazza per il ministro Sandro Bondi venuto a Bologna per commemorare la strage del Due Agosto a nome del governo. Sul palco davanti alla stazione colpita dalla bomba di 29 anni fa, il responsabile della Cultura ha dovuto interrompere più volte la lettura del discorso e ha smesso di parlare senza averlo completato. "Chi ha fischiato ha umiliato la memoria", è il suo commento lasciato ai giornalisti al termine della cerimonia.
Appena dal palco viene annunciato il suo turno, dopo gli interventi del presidente dell'Associazione famigliari delle vittime Paolo Bolognesi e del sindaco di Bologna Flavio Delbono, il pubblico comincia a fischiare e molti si allontanano dalla piazza in segno di protesta contro il delegato del governo. Il ministro tenta più volte di iniziare la lettura dello scritto, ma deve rinunciare. Poi si decide a leggere nonostante dal piazzale sia praticamente impossibile decifrarne le parole, tale è il frastuono. L'insurrezione quando il ministro dei Beni culturali attacca coloro che protestano urlando "Io so cosa sia la democrazia e la libertà". A quel punto il ministro è costretto ad abbandonare il palco. Mentre da sotto fioccano insulti diretti anche "al tuo padrone che ti paga..." e inviti ad andare "a p... in Sardegna".
Prima di lui, secondo il rituale ormai consolidato della commemorazione della strage, hanno parlato Paolo Bolognesi e Flavio Delbono, per la prima volta sul palco come sindaco di Bologna. Bolognesi ha voluto ricordare il percorso minato che ha subito la giustizia, ostacolata da forze interne ed esterne alla politica, per arrivare alla verità: "La strage si poteva evitare ma la loggia massonica P2 lo impedì. Ogni anno emergono ipotesi alternative alla verità giudiziaria che sono solo fuorvianti. Come quelle dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che ha creduto a dicerie". Bolognesi ha poi citato tanto i responsabili accertati della strage, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, quanto "coloro che hanno pagato con la vita la loro militanza democratica: Petri, Rossa, D'Antona e Biagi".
Applausi scroscianti dal parte del pubblico, anche alla lettura del messaggio del capo dello stato Giorgio Napolitano: un testo breve per ricordare "una stagione folle" e ribadire la sua "vicinanza affettuosa" ai famigliari delle vittime e la necessità della memoria per le generazioni che non hanno vissuto gli anni di piombo.
E' stato poi il turno del neosindaco di Bologna Flavio Delbono: "Non conosciamo le facce degli uomini che hanno ideato le stragi, ma le facce di chi depistò le indagini e chi la favorì. L'obiettivo era impedire lo sviluppo democratico dell'Italia e il simbolo di Bologna dava fastidio. Volevano ricattarci, non ci sono riusciti. Anche senza prove giudiziare sappiamo perché quella strage è stata commessa. E dobbiamo rinnovarne il ricordo, non come un dolore del passato: raccontarlo a chi non c'era, per tramandarne la lezione. La memoria non deve andare perduta. Abbiamo bisogno di rituali ma questi non soddisfano più lo scopo per cui erano stati pensati. La democrazia cammina sulle gambe di chi ci crede".
Appena dal palco viene annunciato il suo turno, dopo gli interventi del presidente dell'Associazione famigliari delle vittime Paolo Bolognesi e del sindaco di Bologna Flavio Delbono, il pubblico comincia a fischiare e molti si allontanano dalla piazza in segno di protesta contro il delegato del governo. Il ministro tenta più volte di iniziare la lettura dello scritto, ma deve rinunciare. Poi si decide a leggere nonostante dal piazzale sia praticamente impossibile decifrarne le parole, tale è il frastuono. L'insurrezione quando il ministro dei Beni culturali attacca coloro che protestano urlando "Io so cosa sia la democrazia e la libertà". A quel punto il ministro è costretto ad abbandonare il palco. Mentre da sotto fioccano insulti diretti anche "al tuo padrone che ti paga..." e inviti ad andare "a p... in Sardegna".
Prima di lui, secondo il rituale ormai consolidato della commemorazione della strage, hanno parlato Paolo Bolognesi e Flavio Delbono, per la prima volta sul palco come sindaco di Bologna. Bolognesi ha voluto ricordare il percorso minato che ha subito la giustizia, ostacolata da forze interne ed esterne alla politica, per arrivare alla verità: "La strage si poteva evitare ma la loggia massonica P2 lo impedì. Ogni anno emergono ipotesi alternative alla verità giudiziaria che sono solo fuorvianti. Come quelle dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che ha creduto a dicerie". Bolognesi ha poi citato tanto i responsabili accertati della strage, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, quanto "coloro che hanno pagato con la vita la loro militanza democratica: Petri, Rossa, D'Antona e Biagi".
Applausi scroscianti dal parte del pubblico, anche alla lettura del messaggio del capo dello stato Giorgio Napolitano: un testo breve per ricordare "una stagione folle" e ribadire la sua "vicinanza affettuosa" ai famigliari delle vittime e la necessità della memoria per le generazioni che non hanno vissuto gli anni di piombo.
E' stato poi il turno del neosindaco di Bologna Flavio Delbono: "Non conosciamo le facce degli uomini che hanno ideato le stragi, ma le facce di chi depistò le indagini e chi la favorì. L'obiettivo era impedire lo sviluppo democratico dell'Italia e il simbolo di Bologna dava fastidio. Volevano ricattarci, non ci sono riusciti. Anche senza prove giudiziare sappiamo perché quella strage è stata commessa. E dobbiamo rinnovarne il ricordo, non come un dolore del passato: raccontarlo a chi non c'era, per tramandarne la lezione. La memoria non deve andare perduta. Abbiamo bisogno di rituali ma questi non soddisfano più lo scopo per cui erano stati pensati. La democrazia cammina sulle gambe di chi ci crede".
(2 agosto 2009)
1 commento:
Non bisogna dimenticare quella strage infame. Occorre che le nuove generazioni sappiano e che a loro volta ne tramandino il ricordo. Lo dobbiamo a tutti quei morti innocenti.
Posta un commento